
"Sesto Quatrini se montre infatigable, jusqu’à la fin, dans les indications que sa main gauche lance aux chanteurs. Il dirige l’orchestre Gli originali, qui se réclame d’une recherche d’authenticité sonore en ce que les musiciens utilisent des instruments anciens ou des copies fidèles pour restituer les intensités et les couleurs que les compositeurs ont pu entendre. Leur premier violon, Enrico Casazza donne à ce sujet une opinion autorisée dans un magazine de Bergame, évoquant un diapason à 432 Hz au lieu de 440, et expliquant que dans ce contexte les chanteurs et l’orchestre jouent à égalité. Et certes à aucun moment les chanteurs n’ont dû forcer pour passer la rampe”.
"Chiara e Serafina è un'opera godibile, viva, ricca e questa rappresentazione dimostra che c’è ancora tanto del lascito del bergamasco che occorre riesumare e rileggere con chiavi interpretative moderne e sensibilità culturale e vocale consapevole ed esteticamente edotta. L’operazione filologica di riscoperta e vaglio critico delle fonti e riproposta teatrale deve fondarsi sulla solidità ed erudizione del concertatore e direttore in grado di assumersi l’onere di essere parametro di riferimento del tutto; tale precondizione è raggiunta in questo caso senza dubbio dal direttore Sesto Quatrini, in pieno possesso dei requisiti utili al buon esito della rappresentazione.
Al direttore è da ascrivere il merito di un rigoroso rispetto della partitura, vaglio e sondaggio della fonte, erudizione, cura minuziosa del fraseggio, una condotta filologica e una direzione storicamente informata che rende credibile ed attualissima questa Chiara e Serafina.
Il pregio della direzione di Quatrini è quello da un lato di preservare e custodire l’originarietà della fonte ma senza irrigidirsi in un filologismo asfittico e prevedendo spazi di libertà alla prassi esecutiva e creatività misurata agli interpreti congeniali alle loro qualità nell’alveo del più rigoroso belcantismo. Quatrini sorveglia senza concessioni l’orchestra, il coro e i solisti che rispondono prontamente alle sue innumerevoli indicazioni dinamiche, agogiche e interpretative; nello stesso tempo dirige con un sostegno gestuale visivo chiaro ed empatico che agevola i solisti e il coro, i quali hanno dimostrato rigore e precisione esecutiva.
Quatrini è edotto sulla convenzione e sugli stilemi prassici del donizettismo che è restituito a noi in tutta la sua caleidoscopica ricchezza, esaltando i momenti più propriamente patetici e spianati e valorizzando anche quella particolare progressione dinamica della partitura con la sua naturale tendenza alla velocizzazione favorita dal ruolo comico di Don Meschino".
Giordano Cavagnino - GBOpera
"La parte musicale è affidata all’Orchestra gli Originali guidata da Sesto Quatrini che dirige seguendo le più rigorose concezioni filologiche con suoni morbidi e un fraseggio orchestrale dinamico e brillante. La direzione non perde il giusto passo teatrale offrendo una lettura brillante e divertente capace di trasmettere bene il carattere della partitura".
Roberta Pedrotti - L'ape musicale
"Sesto Quatrini, sul podio dell'orchestra Gli Originali, mostra dedizione alla partitura, ai suoi momenti migliori come a quelli più macchinosi..."
Stefano Nardelli - Giornale della Musica
"...Quatrini, comunque, a questo Donizetti acerbo crede eccome e fa molto per mettere in evidenza le numerose gemme (fra queste, le quattro grandi arie con strumenti solisti obbligati, fra cui “Il castello di Belmonte” di Lisetta accompagnata dall’arpa solista) e trasmettere la vitalità dei copiosi concertati".
Andrea Merli - Impiccione Viaggiatore
"Ad imbrigliare questi vivaci puledri ci ha pensato il Maestro Sesto Quatrini il quale ha diretto l’Orchestra gli Originali, di strumenti d’epoca. Gli è riuscito il quasi impossibile: dare senso a questo “minestrone” mantenendo un buon ritmo narrativo, padronanza nelle dinamiche e controllo del palcoscenico. Dobbiamo anche riconoscere la sua abilità come istruttore poiché disporre di professionisti navigati, in orchestra e anche nel coro e solisti, è un’altra storia, questa si è rivelatala tredicesima fatica d’Ercole!"