The first big difference lies in the librettos, which germinated from two distinct literary sources: for Rossini the libretto by Francesco Maria Berio di Salsa was derived from Othello, ou le More de Venise by Jean-François Ducis (1792) while for Verdi the libretto by Arrigo Boito was drawn directly from the tragedy of the same name by Shakespeare (1603-1604). This means that we are dealing with different texts, the evolution and rhythm of the story are different and, above all, many of the characters are different: the Doge, Elmiro, Lucio and the Gondolier don’t exist in Verdi’s Otello, and the same goes for Cassio, Montano and Lodovico in Rossini’s. The theatrical importance given to the character Rodrigo/Roderigo is totally different: in Verdi it’s a very minor role, but in Rossini it’s a central one, with arias, duets and trios of great importance and difficulty.
Rossini composed Otello in 1816. It was his third opera of the Neapolitan period and his second serious one for the Naples opera house after Elisabetta regina d'Inghilterra. He was 24 years old at the time, still very young and, even though he had already composed some of his masterpieces, mainly in the comic genre (Barbiere, Italiana, Turco, but also Tancredi), he still had strings to his bow, particularly in serious opera, going on to reach the full maturity we can see, for example, in Ermione, La donna del lago, Semiramide, Moïse et Pharaon and Guillaume Tell.
Rossini is true to himself and confirms his style once again with a masterpiece that falls within the archetypical structures of Italian Belcanto: Rossini confirms Rossini.
After 16 years of operatic silence since Aida (1871), in 1887 at the "premiere" of his Otello, Giuseppe Verdi was 74 years old. He was an old man and had already reached full stylistic maturity as a musician with works such as Simon Boccanegra, Don Carlo, Aida, Requiem.
With this opera, he made one last great jump, which had already been outlined in Aida, going beyond the idea of closed structures which had been the hallmark of his style and his success, and replacing them with a much more continuous musical flow between the different scenes, partly by making different use of the orchestra, which many people at the time thought had a Wagnerian flavour. Verdi never abandoned the aria, but he relinquished the recitative. In its place, he left space for a declamatory style that is closer to the spoken word, without breaks and closer to the inflections of the text which, alongside the new hyper-realistic use of the orchestra’s sound (from silence to clamour) represent a new Verdi, different yet at the same time in line with himself. He did so in his search for true theatrical expression, to such an extent that we might define Otello as the opera that inaugurates the incoming 1900s: Verdi surpasses Verdi.
In conclusion, we are faced with two operas of the same name, two masterpieces of their kind, yet they could not be more different. Although they were composed in the same century, they seem light years away from each other: in the way they make use of voices, dramaturgy, musical style, use of harmony, instrumentation, and the conception of theatre that they communicate.
Nonetheless, studying and conducting them, I’ve noticed that there is one great (perhaps the only) meeting point between the two Otellos, and it lies in the role of Desdemona.
In both the operas, Desdemona is a lyric soprano with vocal characteristics that are not dissimilar, yet are a little different, with greater agility in Rossini compared to Verdi, in which a more marked dramatic string is called for. However, they can certainly be sung by the same performer (indeed, in these two productions at the Oper Frankfurt they are both interpreted by the magnificent Nino Machaidze!).
In both operas, the most intimately moving moment is the "Willow song", in which, surprisingly, both Rossini and Verdi chose to use an archaic style to try to convey the bewilderment, nostalgia, solitude and weakness felt by Desdemona, alone in her room before being killed.
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🇮🇹 ITALIAN VERSION
La prima grande differenza sta nei libretti germinati da due distinte fonti letterarie: per Rossini da Othello, ou le More de Venise di Jean-François Ducis (1792) nacque il libretto di Francesco Maria Berio di Salsa e per Verdi il libretto di Arrigo Boito mosse direttamente dalla tragedia omonima di Shakespeare (1603-1604). Questo significa che siamo difronte a testi diversi, l'evoluzione e il ritmo della storia sono diversi e soprattutto molti personaggi sono diversi: Il Doge, Elmiro, Lucio e il Gondoliere non esistono nell'Otello di Verdi, stessa cosa vale per Cassio, Montano e Lodovico in quello di Rossini. L'importanza drammaturgica che si dà al personaggio di Rodrigo/Roderigo è assolutamente diversa: in Verdi è un piccolissimo ruolo, in Rossini è un ruolo fondamentale con arie, duetti e terzetti di grande importanza e difficoltà.
Rossini compose Otello nel 1816, sua terza opera del periodo napoletano e seconda del genere serio per il teatro di quella città dopo Elisabetta regina d'Inghilterra, pertanto aveva 24 anni, era ancora molto giovane, e anche se aveva già composto alcuni dei suoi capolavori perlopiù nel genere comico (Barbiere, Italiana, Turco ma anche Tancredi), non aveva ancora scoccato tutte le frecce al suo arco soprattutto nell'opera seria raggiungendo la pienissima maturità che vedremo per esempio nell'Ermione, La donna del lago, Semiramide, Moïse et Pharaon e Guillaume Tell.
Rossini cita se stesso e conferma ancora una volta il suo stile con un capolavoro all'interno delle forme archetipiche del Belcanto italiano: Rossini conferma Rossini.
Dopo 16 anni di silenzio operistico dall'Aida (1871), nel 1887 alla "prima" del suo Otello, Giuseppe Verdi aveva 74 anni, era un uomo anziano e come musicista aveva già raggiunto la piena maturità del suo stile, basti pensare al Simon Boccanegra, Don Carlo, Aida, Requiem.
Con quest'opera fa un ultimo grande salto che già in Aida aveva più che tratteggiato, supera l'idea delle forme chiuse che erano state la cifra del suo stile e del suo successo e le sostituisce con un flusso musicale molto più continuo nei collegamenti tra le varie scene grazie anche ad un uso diverso dell'orchestra che molti all'epoca considerarono di sapore wagneriano. Verdi non rinuncerà mai all'aria, ma rinuncerà al recitativo: In luogo di questo darà spazio ad uno stile declamato che si avvicina più al parlato, privo di strappi e più aderente alle inflessioni del testo, che, insieme al nuovo trattamento iper-realista del suono orchestrale (dal silenzio allo strepito) rappresentano un nuovo Verdi, altro da sé, seppur in continuità con sé stesso, nella ricerca della verità dell'espressione teatrale al punto da poter spingerci a definire Otello come l'opera inaugurale del Novecento che sarà: Verdi supera Verdi.
Concludendo, siamo di fronte a due opere omonime, due capolavori del loro genere, ma che più diverse non si può, composte all'interno dello stesso Secolo ci appaiono distanti anni luce: nel trattamento delle voci, nella drammaturgia, nello stile musicale, nell'uso dell'armonia, nella strumentazione, nell'idea di Teatro di cui sono portatrici.
Eppure studiandole e dirigendole ho notato che esiste un grande, forse l'unico, punto di contatto tra i due Otello e che questi risiede nel ruolo di Desdemona.
In entrambe le opere Desdemona è un soprano lirico con caratteristiche vocali non così distanti seppur un poco diverse, più di agilità in Rossini rispetto a Verdi dove invece serve una corda drammatica più spiccata, ma cantabili assolutamente dalla stessa interprete (non a caso in queste due produzioni alla Oper Frankfurt sono entrambe interpretate dalla splendida Nino Machaidze!).
In entrambe le opere il momento più intimamente struggente è collocabile nella "Canzone del salice", dove sorprendentemente sia Rossini sia Verdi scelgono di usare la modalità con una funzione arcaizzante per cercare di raccontarci lo sgomento, la nostalgia, la solitudine e la debolezza di Desdemona sola nella sua stanza prima di venire uccisa.
Photo © Barbara Aumüller
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